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MADONNA DEI MARTIRI CON SANTI DONATO E IRENE - Olio su tela (sec. XVIII) cm 250 x 150 ca

Tutte le ricerche finora espletate nel tentativo di trovare documenti utili a fornirei indicazioni sulla committenza o suggerirei la possibile provenienza della tela sono risultati vani. Databile intorno alla seconda metà del XVIII secolo, per l’analogia dei colori, dei drappeggi e dell’impianto iconografico, viene attribuito a Nicola Porta (1710­-1784), allievo di Corrado Giaquinto. La raffigurazione pittorica presenta tre figure, delle quali, due a grandezza naturale nel registro inferiore e una, a semibusto, nella parte superiore. Le due figure, poste in primo piano, conferiscono lo sviluppo tipicamente piramidale all’intera immagine iconografica, lasciando individuare, nel dipinto, tre sezioni ben distinte: la sezione inferiore, quella superiore e lo sfondo.
Nella prima, a destra, è raffigurata Sant’Irene. La Santa è riconoscibile dai suoi simboli iconografici: la gola trafitta, cui si aggiungono – ai suoi piedi – un pugnale insanguinato (trasposizione della freccia che secondo la tradizione colpì Irene a morte trafiggendoLe – appunto – la gola) e la palma del martirio.
A sinistra della tela, l’autore ritrae San Donato, rivestito dei classici paramenti e stringente, nella mano destra, il pastorale. Anche per Lui valgono i simboli iconografici che lo individuano e che puntualmente compaiono, ai suoi piedi: una scure insanguinata e la palma del martirio.
I due Santi hanno il viso rivolto verso l’alto, in espressione di devota intercessione verso la Vergine Maria.
E' la terza figura che compare nel dipinto o, meglio, è il soggetto principale del gruppo che occupa il registro superiore del quadro. Infatti, in alto e al centro, compare la Madre del Salvatore che stringe a sé il Divino Bambino, alla cui guancia avvicina la Sua, quale indiscusso segno di affetto materno, mentre poggia la mano destra sul petto. Raffigurata a semibusto ed emergente da una nube, la Vergine, nel caso particolare di questa tela, è chiaramente ritratta come Madonna dei Màrtiri, protettrice della città. A connotarLa in questa veste, concorrono sia la positura (uguale all’icona che si venera nell’omonima Basilica molfettese) sia le colorazioni delle vesti nonché la presenza di due puttini i quali, a tergo della Vergine e ad ali spiegate, reggono un candido mantello, segno inconfondibile di regalità.
A sinistra della nube e in basso, in corrispondenza della mano destra della Madonna, compaiono altri due cherubini.
Tutti i soggetti raffigurati ricevono, da sinistra, la luce che li illumina quasi totalmente e che li evidenzia facendoli emergere nettamente sull’impianto scenico dello sfondo, adombrato di oscurità generata dall’addensarsi, sulla città di Molfetta col suo inconfondibile Duomo, di nubi nere, pronte a scatenarsi nella furia degli elementi. Evidente, a questo punto, il significato di tutta la rappresentazione che appare finalizzato alla richiesta del costante aiuto celeste per la città di Molfetta, patrocinato da Sant’Irene e San Donato.
La tela, già oggetto di restauro nel 1951, è attualmente collocata sulla parete di levante della Chiesa di Santo Stefano e sovrasta l’antico altare di San Donato, del quale si hanno già notizie nelle visite pastorali di Mons. Bovio del 1604 e del 1614.
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- Testo a cura del prof. Nino Del Rosso.
- Foto a cura del dott. Franco Stanzione.
N.B. - Tutte le foto sono proprietà esclusiva dell' autore dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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