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SAN MARCO - Olio su tela (sec. XVII)

Le ipotesi più accreditate indicano nell'antica chiesetta di San Marco, eretta intorno al 1143 e – oggi – non più esistente, la probabile provenienza del dipinto.
La chiesuola era stata edificata da un comunità veneziana stabilitasi a Molfetta a seguito dell'intensa politica egemonica e dei fittissimi traffici commerciali che la Serenissima svolgeva nell’Adriatico e nei porti nei quali aveva i suoi fondaci. Distrutta nel 1529 a seguito del Sacco di cui la città fu duramente sottoposta da parte dei Francesi, il dipinto fu conservato nella chiesa di Santo Stefano. Dalle risultanze degli ultimi restauri effettuati, l'opera sembra essere attribuibile ad un pittore locale, attivo nella prima metà del Seicento, Nicola Gliri (1634-1687), bitontino e allievo di Carlo Rosa, artista di sapore caravaggesco.
Il dipinto raffigura San Marco, primo vescovo di Alessandria d’Egitto e martire della chiesa cristiana, divenuto patrono della città di Venezia nell’829, subito dopo la traslazione delle sue reliquie nella città lagunare. L‘autore ha raffigurato il Santo assiso su una roccia, intento a scrivere il suo Vangelo. Ha lo sguardo rivolto al Cielo a chiara significazione di come le parole gli fossero ispirate dall’Alto ed è coperto solo da un manto che, mentre ci lascia intendere il travaglio eremitico cui Marco si è sottoposto prima di porre mano ai suoi scritti, s’apre sotto l’impeto di una folata di vento e ci lascia intravedere un corpo che, asciutto nella sua muscolatura, comincia a presentare i primi segni logoratori del tempo.
Tecnicamente il disegno di sviluppa lungo una diagonale occupata dall’immagine del Santo che, col corpo e con la gamba destra distesa occupa quasi tutta la superficie della tela e si articola su due piani ai quali fanno da sfondo due quinte prospettiche.
In primissimo piano si vede chiaramente il simbolo iconografico identificativo del Santo: il famoso leone che assurgerà a simbolo della Serenissima mentre la maggior parte della tela è incentrata sulla figura d'Evangelista.
Questa è una delle poche raffigurazioni che lo vedono rappresentato così come compare nella tela molfettese.
A completamento del dipinto ci sono le due quinte prospetti che raffigurano entrambe un esteso boschetto le cui colorazioni, più marcate nella sezione più vicina, sfumano in quella di fondo fin quasi a confondersi col cielo soprastante.
Attualmente, la tela trova posto sulla parete meridionale della chiesa, ed esattamente nel centro della sezione alta dell’apparato decorativo barocco che arricchisce la zona presbiteriale.
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- Testo a cura del prof. Nino Del Rosso.
- Foto a cura del dott. Franco Stanzione.
N.B. - Tutte le foto sono proprietà esclusiva dell'autore dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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