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MADONNA DEL CARMINE CON ARCANGELO RAFFAELE E TOBIOLO - Olio su tela (sec. XVIII) cm 207x132

Opera di Corrado Giaquinto.
La tela, datata 1750 e siglata C. G. Romae, di proprietà dell’Arciconfraternita, nel 2008 è tornata ad arricchire il patrimonio artistico della chiesa di S. Stefano dopo essere stata, per circa venticinque anni, provvisoriamente depositata presso il Museo Diocesano al fine di salvaguardarla da eventuali furti.
Raffigura il noto passo biblico di Tobia che, di ritorno a casa in compagnia dell’Arcangelo Raffaele, suo compagno di viaggio, cattura il pesce che lo aveva assalito per trarne, su suggerimento del suo celeste accompagnatore, l’unguento che guarirà la cecità del padre. Sovrasta il tutto l’apparizione della Vergine del Carmelo il cui culto è presente all’interno della Chiesa di Santo Stefano già dal 1703, anno in cui Mons. degli Effetti lo menziona nella sua visita pastorale.
L’impianto scenico della raffigurazione si presenta con la classica struttura piramidale nella quale sono incentrate le tre figure che formano il soggetto del dipinto. L’autore, dovendo soddisfare la committenza, si trova nella necessità di dover unire due diverse devozioni: quella per la Vergine del Carmelo e quella rivolta all’Angelo Custode. Pertanto, con mestiere, separa idealmente il registro inferiore del quadro da quello superiore mediante una nube che, nel suo distendersi trasversale, fa da supporto al gruppo divino il quale, contemporaneamente, si lega alle figure del registro inferiore mediante la direzionalità degli sguardi. La Vergine, Infatti, è ritratta nel classico atteggiamento materno che estende, attraverso lo sguardo, a Tobia.
A sinistra della tela, l’autore raffigura l’Arcangelo che, ricalcando i canoni previsti dalla Chiesa della Controriforma, esprime l’esemplarità del rapporto che deve intercorrere tra il buon cristiano e il suo angelo custode. Importante è notare come, la postura del celeste compagno di Tobia ricalchi fedelmente sia quella dell’Arcangelo che indica l'opera compiuta da San Giovanni Calibita (tema di un altro dipinto, olio su tela del 1740, della collezione della Cattolica Popolare di Molfetta) sia quella dell'affresco della Chiesa di San Giovanni Calibita di Roma nel quale, lo stesso Arcangelo, illustra l’attività caritativa del Santo.
Un ultimo accenno va dato al paesaggio collinare che si intravede, In lontananza, rischiarato da un sole che tramonta e ai segni che circondano le due figure in primo plano: il cane e i due bordoni da pellegrino, simbolo di un viaggio materiale che si fa, nel contesto dell’intera rappresentazione, spirituale.
Attualmente trova la sua collocazione sulla parete di ponente della navata maggiore.
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- Testo a cura del prof. Nino Del Rosso.
- Foto a cura del dott. Franco Stanzione.
N.B. - Tutte le foto sono proprietà esclusiva dell' autore dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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